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di Giuseppe Vittori

Cosa sarebbe successo in Italia, e quindi anche in Umbria, in queste elezioni politiche era stato questa volta anticipato dai sondaggi. L’esito del voto lo ha certificato. Ha vinto la destra. Inequivocabilmente. Ed ha vinto anche in Umbria. Cosa accadrà in Umbria ora, però, è tutto da vedere. Perché se è vero che la destra ha stravinto, è altrettanto vero che c’è stato un cambio radicale, profondo, dell’assetto politico interno alla destra. Tutto l’elettorato che soltanto due anni e mezzo fa aveva votato Lega, sia alle regionali sia alle europee, è passato “armi e bagagli” a Fratelli d’Italia. Partito che ha superato il 30 per cento (terzo miglior risultato in Italia), lasciando alla Lega di Salvini un misero 7.9 per cento (sotto il Terzo Polo come Forza Italia). Insomma, la storia si è ripetuta; alle regionali del 2019 gli umbri passarono in forza dal PD alla Lega; ora hanno abbandonato questo partito e si sono consegnati in massa a Fratelli d’Italia.
Soltanto qualche ora fa, Matteo Salvini, commentando il voto ha affermato che laddove la Lega è al Governo delle istituzioni locali per lui le cose vanno bene ed i risultati elettorali premiano il suo partito. Ma è stato così anche in Umbria, dove la Giunta regionale è totalmente a trazione leghista, con la Presidente Donatella Tesei e gli assessori Enrico Melasecche e Luca Coletto? Dai numeri non pare proprio. Perché il dato regionale della Lega è anche inferiore a quello nazionale: 7.9 per cento (sotto a quello del Terzo Polo). Ed ha lasciato per strada, in poco meno di tre anni, qualcosa come il 25/28 per cento dei voti. Una vera catastrofe elettorale.
Quanto potrà resistere una amministrazione regionale dove la maggioranza è espressione di un partito, la Lega, elettoralmente ridotto al lumicino, mentre l’altro, Fratelli d’Italia, che ha oggi in Umbria oltre il 30 per cento, non ha alcun rappresentante in Giunta regionale? E con una presidente leghista i cui indici di popolarità e fiducia cadono inesorabilmente in picchiata? Insomma, probabilmente in Regione altro che un rimpastino dovrà esserci…perché in questo caso Fratelli d’Italia non si limiterà certo ad accomodarsi in Giunta, bensì pretenderà quel cambio di passo e quella incisività nell’azione d governo (dalla sanità all’economia) che a loro dire è sempre mancata, e sempre è stata rimproverata alla presidente Tesei. E capiremo di più certamente in occasione delle prossime riunioni dell’Assemblea regionale che vedrà l’uscita del Presidente Marco Squarta e della Consigliera Eleonora Pace, oramai certi del loro seggio in Parlamento.
E come sarà possibile, tra qualche mese appena, riconfermare alle prossime amministrative della prossima primavera, Leonardo Latini a candidato sindaco a Terni, anche lui espressione diretta della Lega, che nella città delle acciaierie a malapena raggiunge l’8 per cento, contro il 30 di Fratelli d’Italia? Senza pensare poi alle elezioni amministrative generali del 2024 che vedranno andare alle urne moltissimi comuni in Umbria, a Partire da Perugia e qualche mese dopo andare alle nuove elezioni regionali. E cosa ne sarà della presidente Donatella Tesei? Sarà ricandidata? In pochi ci scommetterebbero. Anche perché è ormai tramontato il tempo in cui Matteo Salvini poteva imporre candidati infischiandosene del parere degli alleati, come avvenne proprio in Umbria. E quella ferita addosso alla Meloni, che non nascose la sua irritazione, brucia ancora.
Certo, per senso di responsabilità (ma anche per la sua intelligenza politica) Franco Zaffini, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, ormai il vero leader della politica regionale, non farà certo saltare ora il banco e mandare tutto all’aria. Ma appare altrettanto difficile che da lui, e dal sua partito, non verranno strategie tese a rimettere un po’ le cose apposto, e soprattutto a determinare un giusto equilibrio delle rappresentanze all’interno delle istituzioni e delle candidature che via via si dovranno definire per i prossimi appuntamenti elettorali che attendono l’Umbria.
Una necessità per la nuova destra umbra particolarmente delicata, perché ad una attenta lettura dei risultati non è che possono stare poi tanto tranquilli, dato che se è vero che hanno ottenuto ora il 45 per cento dei voti, è altrettanto vero che è lontanissimo il 57 per cento delle regionali. E volendo ragionare esclusivamente in termini numerici (anche se molto spesso ciò non ha poi un risvolto politico ed elettorale), oggi la destra in Umbria non ha più la maggioranza assoluta. E dunque, tutto diviene contendibile…a patto però che dall’altra parte si riesca a definire una strada comune e tentare di offrire agli elettori una alternativa alla destra che sia attrattiva e credibile.
Dovremo, quindi, attendere un po’ di tempo, lasciare che si plachino i giusti entusiasmi per un risultato davvero storico per la destra in Umbria, per capire cosa accadrà. A partire dalle elezioni di Terni…e poi quelle di Perugia, che ad una attenta lettura del risultato di questo voto, non dovrebbero far stare molto tranquilli la destra. Senza dimenticare Umbertide…la Stalingrado umbra, la prima a cadere nelle mani della Lega, anche per responsabilità di miopi politici della sinistra locale che per le loro lotte intestine regalarono la città al candidato della leghista, Luca Carizia. Beh anche qui il Pd rialza la testa e porta a casa il 27 per cento!
Ma è nel capoluogo di regione, che il risultato della destra è stato al di sotto sia della media nazionale che di quella regionale, avendo raggiunto appena il 40 per cento, con una Lega davvero insignificante, con il suo 5.7 per cento. Mentre dall’altra parte il centro sinistra supera il 31 per cento, i Cinque stelle il 12.2 per cento e Azione addirittura arriva al 10,4 per cento. Ed è quest’ultimo dato che merita una considerazione particolare, percentuale che è molto superiore alla media regionale (8,2) .Se probabilmente non vi è stato per Azione un importante valore aggiunto di alcune migrazioni di lusso (Donatella Porzi e Carla Casciari), che hanno peraltro goduto del sostegno della ex presidente Catiuscia Marni, a Perugia il risultato a due cifre va tenuto in assoluta considerazione perché potrebbe fare davvero la differenza sia nella scelta del candidato sindaco dello schieramento alternativo alla destra, sia per la sua elezione. E se Perugia dovesse essere strappata alla destra, allora tutto sarà possibile…
Sullo sfondo il drammatico calo di partecipazione al voto che ha visto anche in Umbria scendere sotto il 70 per cento. Cosa mai avvenuta, dal dopoguerra, per una consultazione politica nazionale.