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di Gabriella Mecucci

Dividersi era in passato un comportamento tipico della sinistra che lo ha pagato molto caro. Oggi la passione per le spaccature è trasmigrata nel centrodestra. In Umbria il lavoro è stato portato avanti con zelo ed efficacia dal senatore Pillon. E’ lui infatti ad aver avuto la geniale idea di alzare la temperatura della polemica all’interno del suo schieramento. E non ce n’era certo bisogno: il clima di tensioni e di divisione è già fortissimo a livello nazionale e ha portato una ricca messe di sconfitte. L’ultima è rappresentata dal risultato dei recenti ballottaggi e in particolare di quello di Verona. I professionisti della radicalizzazione e della divisione sono una mano santa per i loro avversari.
In Umbria tutto è nato intorno al Pride – il consueto corteo di orgoglio gay che riprendeva dopo due anni di pausa causati dal Covid. Il “ritorno” è stato trasformato dal suo più accanito nemico – e cioè il senatore Pillon – in un evento politico di rara importanza. Donatella Tesei, dando prova di moderazione e di tolleranza, aveva infatti concesso il patrocino della Regione (atteggiamento condiviso con la Lombardia). Ormai le istituzioni non lo danno solo ad iniziative considerate pericolose o offensive. Non è necessario, infatti, condividerne i contenuti. E che la Presidente non condivida quelli del Pride è cosa nota e più volte manifestata, ma non l’ha preservata dal “fuoco amico”. Pro Vita a hao aquistato intere pagine di giornali nazionali per attaccare il patrocinio, e per Perugia hanno iniziato a girare camion vela che accusavano Tesei di essere un’opportunista e una traditrice. Per non dire delle continue minacce di Pillon e soci di fargliela pagare alle lezioni. E’ appena il caso di notare che il rodomontico senatore fa parte dello stesso partito della Presidente, ma niente lo ha trattenuto dallo sparare a zero contro di lei. Una semina d’odio che a Verona, ad esempio, ha portato i suoi frutti avvelenati per il centrodestra. La verità – tale il fondato sospetto di molti – è che con questo assalto sia iniziata la guerra per le candidature al Parlamento: Pillon cercherebbe un seggio in Umbria perchè quello lombardo non gli verrebbe più assegnato e tenterebbe di accreditarsi come il più autorevole e il più salviniano degli esponenti leghisti.
La seconda spaccatura ha coinvolto i due sindaci dei capoluoghi e Donatella Tesei. A Terni il patrocinio non è stato concesso per volontà del sindaco Latini, ma in Consiglio comunale Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno votato a favore insieme alle opposizioni. Risultato straordinario per Pillon: doppia divisione. La prima fra la Presidente e il sindaco e la seconda fra la Lega e gli alleati. La vicenda perugina ha invece sfiorato il ridicolo con un Romizi chiuso nel suo studio, roso da dubbi amletici sino a poche ore dal corteo, circondato da pressioni oltranziste: un re travicello che alla fine non ha concesso il patrocinio dopo avere, nei giorni precedenti, fatto balenare un possibile sì. Il liberale, il tollerante Romizi – questa la narrazione su di lui – si è schierato contro le tolleranti aperture di Donatella Tesei. Ma i danni inflitti dal senatore Pillon al centrodestra non finiscono qui. Il Pride umbro infatti ha avuto un successo mai visto prima. In passato i partecipanti erano al massimo intorno ai quattromila, sabato sono raddoppiati.
Un discorso particolare merita il comportamento della Chiesa umbra. Non una voce si è sollevata in appoggio alle sparate del senatore leghista. Ha scelto la strada del silenzio che è apparsa però più vicina alla moderazione della Presidente della Regione che alle scomposte polemiche di Pro Vita and company. Già in passato il cardinale Gualtiero Bassetti aveva mostrato la propria predilezione per la via del confronto. E oggi la diocesi di Perugia attende la nomina del nuovo vescovo: vive cioè una fase di passaggio. Non c’è dubbio però che le iperboli integraliste siano lontane dalle posizioni sia di Papa Francesco che del cardinal Amedeo Zuppi, neo presidente della Cei.
Come spesso accade, l’estremismo e l’integralismo favoriscono gli avversari: raggiungono l’effetto di compattare il loro fronte e di dividere il proprio. Ed è questo l’esito del fine settimana di fuoco di Pillon. Ha ottenuto la vittoria di Pirro di spostare sulle sue posizioni i sindaci di Terni – da sempre un super integralista cattolico – e di Perugia. In compenso ha spaccato tutto all’interno del centrodestra e le divisioni sono foriere di sconfitte. Ha inoltre messo in difficoltà la Chiesa umbra e ha reso più partecipato che mai il Pride che non ha ceduto a tentazioni blasfeme. Gli attacchi più duri del lungo corteo sono toccati – come ovvio – al povero, irresoluto, tremebondo Romizi.
Quanti autogol, senatore