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di Telesio Malaspina

Simone Pillon punta ad essere il candidato principale della Lega in Umbria alle politiche 2023: ed è per questo probabilmente che ha dichiarato guerra a Donatella Tesei.
Ma andiamo con ordine.
Da qualche giorno in Umbria l’area di destra cattolica che fa capo agli organizzatori della Marcia per la Vita è in subbuglio, a causa del patrocinio e del finanziamento della Regione all’Umbria Pride. Hanno iniziato il 13 giugno Family Day, Famiglie Numerose e Popolo della Famiglia Umbria, protestando per i 2000 euro assegnati dalla regione al Pride, chiedendo sia il ritiro del patrocinio che di sbloccare la legge regionale sulla famiglia presentata dalla Lega all’inizio della legislatura, e restata nel cassetto (https://www.perugiatoday.it/politica/umbria-pride-protesta- associazioni-familiari-patrocinio-regione-umbria-manifestazione.html ). Una legge molto sostenuta da questi gruppi di cui fanno parte appartenenti a comunità neocatecumenali, vicini al senatore leghista Simone Pillon, che vive a Perugia ma originario di Brescia. Family Day (guidata dal medico Massimo Gandolfini, in passato catechista di Simone Pillon nel cammino neocatecumenale a Brescia) e Famiglie Numerose sono le Associazioni della destra cattolica che nella campagna elettorale per le regionali del 2019 avevano proposto il “Manifesto valoriale per l’Umbria”, presentato in un incontro pubblico a Perugia alla presenza di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, e sottoscritto da Donatella Tesei e da molti candidati di centrodestra che la sostenevano. Il Manifesto faceva riferimento ai valori della famiglia naturale, del diritto alla vita e della libertà di educazione, e proprio di violazione dell’”esplicito patto preso con le famiglie in campagna elettorale” è stata accusata personalmente la Tesei da Jacopo Coghe, neocatecumenale anche lui e portavoce dell’Associazione Pro-Vita & Famiglia, https://www.provitaefamiglia.it/blog/ umbria-pride-pro-vita-famiglia-tesei-patrocina-gender-per-bambini-pronti-camion-vela-in-tutta- lumbria, che annuncia la decisione di “denunciare pubblicamente questo tradimento con camion- vela che gireranno per le principali città umbre”. E conclude: “questo è ciò su cui la Tesei ha messo la faccia della Regione e impiegato i soldi dei contribuenti umbri. Lo faremo sapere a tutte le famiglie umbre perché ne tengano conto alle prossime elezioni”.
L’attacco, durissimo, è esclusivamente personale: non si fa menzione della giunta e, a scanso di equivoci, nel sito il comunicato è accompagnato da una foto con in primo piano il volto sorridente della Tesei.
Queste associazioni sono strettamente legate al senatore leghista, ed è noto che niente farebbero senza la sua approvazione: Gandolfini, Coghe e Pillon si muovono sempre all’unisono, a mutuo sostegno reciproco. Ma stavolta c’è stata la “benedizione” ufficiale: con un post nella sua pagina fb Pillon ha attaccato gli organizzatori di Umbria Pride per le letture arcobaleno di oggi (18 giugno) ad Amelia, dedicate ai bambini da 2 a 6 anni. E precisa che “raccogliendo le istanze di molte associazioni familiari, abbiamo chiesto alla Giunta Regionale di ritirare il proprio patrocinio, segnalando questi ed altri aspetti del programma dell’Umbria Pride che evidentemente non erano stati presi in considerazione in precedenza”. Non si ricordano, in altre occasioni di analoghe violazioni di promesse elettorali, anche recenti, inziative simili. Perchè allora un attacco tanto personale e violento?
Perché è noto che la Tesei vorrebbe molto fare il “salto” a Roma, magari alle prossime politiche: se fosse in lista sarebbe giocoforza “la” candidata della Lega in regione.
Ma con la riduzione dei parlamentari l’Umbria ne potrebbe eleggere solo 9 in tutto (dai 17 della scorsa legislatura) e facendo quattro conti alla Lega, con l’aria che tira, ne arriverebbero, ragionevolmente, due, ad essere ottimisti tre.
Ed è qui che arriva Simone Pillon, candidato al Senato nel 2018 non in Umbria ma in Lombardia, quarto e ultimo nella lista capeggiata da Giulia Buongiorno, eletto per un soffio.
Nel corso della legislatura ha fatto di tutto per accreditarsi come l’uomo della Lega in Umbria, sapendo bene che difficilmente potrà ottenere una rassicurante candidatura lombarda nel 2023. Ha bisogno di un posto in Umbria e di non avere rivali ingombranti: vuole essere “il” candidato della Lega, presentandosi come campione dei valori cattolici in regione. E poiché Pillon, come tutti i leghisti, nulla fa senza l’approvazione del Capitano, è evidente che il suo attacco significa anche la caduta in disgrazia della Tesei presso la Lega: il senatore lo ha capito, e ben si è prestato a sparare il colpo. Ma come finirà?
Telesio Malaspina