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di Gabriella Mecucci

Sembrava che la polemica si fosse placata e che avesse prevalso la voglia di dialogo. Monsignor Boccardo, presidente pro tempore della Ceu, aveva incontrato sia Stefano Bucaioni, responsabile umbro di Omphalos, sia il senatore Pillon con al centro il tema del Pride. I vescovi avevano scelto la via del confronto che è sempre la più proficua, ma c’è chi non ci vuole stare. Il quotidiano “La Verità”, molto vicino a Salvini, ha deciso di riattizzare il fuoco con un titolo di prima pagina al calor bianco: “Dopo la Regione, anche la Cei umbra monta sul carrozzone del gay pride”. L’unico ad essere intervistato dal giornale paraleghista (qualcuno dice che sia l’house organ) è il senatore Pillon che aveva già avuto l’appoggio del responsabile regionale del Carroccio, Virginio Caparvi. Ma analizziamo più in dettaglio la sparata de “La Verità”. Ecco il pezzo chiave: “Papa Francesco si è sempre riferito alla comunità omosessuale con la sua problematica sobrietà… Boccardo invece ha fatto un passo in avanti (o una fuga in avanti) legittimando ex post il circo multicolore in un’udienza ufficiale e sostenendo che l’accoglienza e il rispetto della Chiesa c’è nei confronti di tutte le persone a prescindere dalle loro scelte. Evidentemente anche quella di esibirsi in tanga…” Singolare che il giornale che con qualche frequenza ha preso le distanze dal Papa, diventi disinvoltamente bergogliano. Per convenienza, si direbbe.
E la polemica de “La Verità” investe anche il successivo incontro di Boccardo con Pillon definito “delizioso ecumenismo da sacrestia”. Perchè? Il senatore leghista dovrebbe essere l’unico interlocutore dei vescovi? Il prelato spoletino dovrebbe fare come il giornale paraleghista che ha istituito l’intervistato unico?
Il dibattito aperto da “La Voce”
Mentre il quotidiano nazionale andava in macchina, era in stampa anche “La Voce”, settimanale cattolico, autorevole espressione della Chiesa umbra. E qui ritroviamo un atteggiamento ben diverso da quello di Belpietro: ci sono infatti numerosi articoli che rappresentano posizioni tra loro anche distanti. Insomma, c’è l’apertura di un confronto serio. L’ articolo di monsignor Renato Boccardo mette in chiaro come il cristiano “non rifiuti nessuno”. E aggiunge: “Tutti i credenti sono chiamati a mostrare il volto dell’accoglienza, della compassione e le braccia aperte di Gesù sulla Croce… Ciò non significa cambiare le regole morali, ma – come afferma il Papa – cancellare un moralismo rigido e pettegolo”. E il direttore de “La Voce” Daniele Morini afferma che “l’immagine della famiglia che appartiene alla visione cristiana resta invariata… Ma qualcosa cambia: basta col risentimento e gli attacchi reciproci”. La Chiesa umbra dunque difende le scelte fatte. Tiene duro sulla linea dell’apertura e del dialogo, ma ascolta – come si diceva – anche chi la pensa diversamente: pubblica infatti anche una lettera di Massimo Gandolfini, organizzatore del family day. Una scelta aperta e prudente che contraddice, ad esempio, quella del vescovo di Verona che era entrato a gamba tesa nella campagna elettorale amministrativa. Con quali catastrofici risultati è sotto gli occhi di tutti.
Lega più divisa dei Cinquestelle
E siamo così arrivati alla politica perchè la vicenda del pride umbro, oltrechè un risvolto religioso, ce ne ha anche uno politico. Anzi si è aperta proprio su questo terreno quando la Presidente Tesei ha deciso – e i fatti dimostrano la sua lungimiranza su questo argomento – di concedere il patrocino della Regione alla manifestazione. Contro questa scelta si è scatenata l’associazione Pro Vita, strettamente legata a Pillon. Un attacco portato in grande stile con camion vela fatti girare per tutta Perugia che l’accusavano in pratica di tradimento. La Presidente però non ha fatto passi indietro ed è chiaro che questa fermezza è risultata essere più vicina all’orientamento delle gerarchie ecclesiastiche delle sparate del senatore.
La Lega si è spaccata. E’ a pezzi più di quanto in Umbria lo siano i Cinquestelle: da una parte Tesei (Presidente)e dall’altra Pillon (parlamentare). Il sospetto che dietro questa contesa ci fosse anche una corsa al seggio umbro del Carroccio da parte di quest’ultimo, non sembra fuori luogo. Insomma, un esito catastrofico: la polemica di Pro Vita e del suo mentore ha portato divisione solo nel proprio campo, a tutto vantaggio del centrosinistra a cui basta tacere, tanto gli avversari fanno tutto da soli. In questo brutto pasticciaccio si è infilato mani e piedi anche il sindaco di Perugia che non ha dato il patrocinio al pride isolando Tesei e collocandosi ben distante dai vescovi umbri. Lui che ha sempre voluto accreditare di sè l’immagine del cattolico moderato, aperto, liberale, ora che farà?
Sceglierà la via del silenzio dopo il clamoroso affondo paraleghista de “La Verità” contro Monsignor Boccardo e contro l’altra cattolica moderata del centrodestra e cioè Donatella Tesei? Tacere questa volta significa schierarsi di nuovo con Pillon. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.